Gli istituti di credito sono tornati a erogare prestiti agli italiani. Dopo gli anni più complessi della crisi economica, che hanno comportato una forte stretta al la concessione dei crediti, il sereno che sembra essere a poco a poco tornato sui mercati ha portato con sé una maggiore apertura verso le richieste di credito. Ma, come evidenzia l’osservatorio di Prestitionline, negli ultimi dieci anni è cambiato – e non di poco – il mercato dei prestiti, a partire dalle domande.
Perché gli italiani si rivolgono alle banche per un prestito?
Cosa spinge le famiglie italiane a rivolgersi alle banche per ottenere finanziamenti? Quali sono le spese in programma che possono essere sostenute con maggiore facilità contando sul contributo degli istituti di credito? Da questo punto di vista, negli ultimi dieci anni, si registra una vera e propria rivoluzione. Sono le ristrutturazioni edilizie a trainare le richieste, insieme con l’acquisto di auto usate e di mobili destinati ad arredare la propria casa. In diminuzione, invece, le richieste per fare fronte alla spesa di una auto nuova o per vacanze e matrimoni. Il campione preso in considerazione si limita alle richieste effettuate tramite il portale Prestitionline.it, ma può essere considerato esemplificativo di quanto sta accadendo, oggi, a livello nazionale.
Gli italiani di dieci anni: ristrutturare sì ma anche auto nuove
Anche nel 2006 la maggior parte delle richieste di prestiti era presentata per fare fronte alla spesa di una ristrutturazione. Quello che fa riflettere è che in poco tempo la percentuale rappresentativa di questo segmento è fortemente cresciuta, passando dal 25,3 per cento al 33 per cento del 2016. Nel 2006, però, erano numerose anche le richieste per sostenere l’acquisto di nuove automobili: il 14,7 per cento del totale. Solo una minima quota, pari al 9,7 per cento, era destinata all’acquisto di una automobile usata.
L’auto registra una vera e propria inversione di tendenza
È proprio l’auto l’emblema di questa lenta rivoluzione. Si registra, infatti, dal 2006 al 2016, un vero e proprio boom delle richieste legate all’acquisto di usato, mentre crolla l’attenzione verso il nuovo. Basti pensare, infatti, che le percentuali si sono fortemente invertite e, a oggi, si attestano all’11,2 per cento per l’acquisto di una auto nuova o a chilometro zero e schizza al 22,6 per cento per l’acquisto di un buon usato. Scelte dettate molto probabilmente dalla crisi e dalla tendenza degli italiani, che sembra rafforzarsi, di scegliere sempre più beni durevoli rispetto a quelli destinati all’immediato consumo.
Stretta ai prestiti per liquidità, bene l’arredamento
Diminuiscono fino a dimezzarsi i prestiti per liquidità. Nel 2006 erano il 14 per cento, oggi si fermano al 6, 6 per cento. Alla base di questo forte calo potrebbe esserci la tendenza delle banche a concedere con maggiore difficoltà prestiti con finalità generiche. Registrano una battuta di arresto importante tutte le richieste di prestiti legate a spese che possono essere considerate “non necessarie”. Viaggi, tempo libero e vacanze si riducono di un terzo: nel 2006 erano al 3,9 per cento, oggi invece toccano quota 1,2 per cento. anche le richieste presentate per fare fronte a spese destinate all’organizzazione di un matrimonio registrano una flessione, seppure meno consistente: dieci anni fa, infatti, erano all’1,8 per cento, oggi sono all’1,1 per cento. Resiste l’arredamento, sostenuto anche dalle agevolazioni fiscale previste per l’acquisto di mobili. In questo campo, infatti, si registra addirittura un aumento delle domande di prestiti: dal 12,1 per cento al 16 per cento.
Attenzione al contratto: si preferisce l’indeterminato
Per la concessione di prestiti, come ben evidenzia FissoVariabile, è necessario sottoporre alla banca una serie di importanti documenti, a partire dalle dichiarazioni di redditi.
È bene tenere presente che, dalle rilevazioni sull’andamento del settore nel decennio, emerge una costante attenzione per la tipologia di contratto propria del soggetto richiedente. Nel 2006 i soggetti con contratto a tempo indeterminato a cui sono stati concessi finanziamenti erano il 76 per cento del totale, oggi, invece, la quota sale all’83,7 per cento.